Provo a chiarire i termini della questione, citando l'ingenuo messaggio -senza offesa- di Diavolo Rosso:
non riesco a capire il ragionamento del click sui miei banner = truffa.
ok, i banner li ho messi io, ma inconsciamente dei contenuti che saltano fuori, pertanto la pubblicità viene fatta anche me.
e se tra i link salta fuori qualcosa che mi interessa e compro un servizio, l'azienda riceve un introito derivato da questa pubblicità, anche se indirizzata alla stessa persona che gli permette di farla, quindi non vedo perche non dovrei ricevere il grano anche per quel click.
Il ragionamento è corretto in linea teorica (sempre che si sia in buona fede - chiariamo, non sto dubitando della tua, sto parlando in termini generici), MA c'è un ma.
Ovvero, senza voler fare l'avvocato di nessuno, abbiamo da una parte un'azienda (google) che fornisce un servizio (adsense), e dall'altra utenti che sottoscrivono volontariamente e deliberatamente questo servizio.
L'azienda ha pieno diritto, piaccia o meno, di stabilire termini e condizioni della fornitura, nonchè metodi di controllo e penali. Non ti sta bene? Non sottoscrivere adsense, non usare gmail, non cercare con Google. Nessuno ti obbliga (e le alternative, per quanto non sempre all'altezza, certo non mancano).
I termini sono chiari: non si clicca sui propri banner. Punto e stop.
Se vuoi "vedere" i siti degli inserzionisti, usa lo strumento Anteprima di Adsense: potrai fare tutti i click che vuoi, senza rischi.
Oppure, copia e incolla a mano l'url del collegamento affiliato, depurandolo di tutti i codici di tracking sia dell'inserzionista che di adsense.
(con firefox: seleziona il banner > tasto destro > visualizza sorgente selezione)
Ragionando in altri termini... gente, penso che sia il caso di pensare in modo un po' più maturo: il click fraud è un problema molto serio, ci sono inserzionisti che spendono decine di migliaia di euro alla SETTIMANA nelle campagne PPC (per lavoro, vedo almeno due-tre clienti di tale o superiore portata, ogni settimana), e c'è un'azienda che ha trovato in questo metodo repressivo il metodo migliore, in questo momento, per proteggere i propri interessi e, in seconda battuta, quelli degli inserzionisti. Se avanza qualcosa, infine, protegge anche quelli dei publisher.
Le lamentele sugli account bannati lasciano, tranne che in casi più unici che rari, il tempo che trovano: fanno sorridere, assomigliano tanto agli strepiti di un ragazzino che piange perchè non può dare un colpo al cerchio e uno alla botte: è ineluttabile.
Le cose stanno così, è un aut-aut: accetta le regole del gioco così come sono senza lamentarti, altrimenti cerca un altro partner che ti garbi di più per le affiliazioni, per le visite che porta al tuo sito, per tutto quello che è il tuo essere sul web.
Lo ripeto a scanso equivoci: sarà anche vero che le azioni di Google non sono tutte esattamente trasparenti (per usare un eufemismo), è sicuramente vero che protegge i suoi interessi, ed è sotto gli occhi di tutti che non segue alla lettera quel "don't be evil" che dovrebbe essere, ed in effetti è, il suo motto.
Stando a quel che si vede, sembra appurato che in caso di click invalidi aspetta fino a 99 dollari per chiudere l'account (e l'inserzionista, difficilmente rivede i soldi). Scusa per non pagare? Così sembra. Stratagemma per trattenere il 100% degli introiti, leciti e non, derivanti dagli inserzionisti? Probabile. E' bello, è corretto, è etico fare così? Certamente no!
Ma nessuno -se non il mercato e la situazione contingente- obbliga nessun altro ad usare un qualsivoglia servizio di Google.
Personalmente non amo e non ho mai amato i metodi repressivi e le scelte imposte quando ce ne sarebbero di migliori, ma le cose stanno così:
Google non ti piace? Invece di stare qui a lamentarti, smetti di usarlo e abbandonalo per l'alternativa più convincente.
Non è retorica, è semplicemente il modo migliore per cambiare lo stato di cose attuale.